Dopo giorni e giorni di lotta Luis Sepulveda ci ha salutato per sempre oggi, giovedì 16 aprile 2020.
Il grandissimo artista cileno era entrato nei cuori di tutti gli amanti dei gatti nel 1996 con la sua opera “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”. In Italia poi il suo romanzo era stato consacrato nel 1998 con il film diretto da Enzo D’Alò “La gabbianella e il gatto”.

Il film ebbe talmente tanto successo che non è raro in Italia vedere qualcuno che si riferisce al romanzo di Sepulveda utilizzando il titolo del film.
Per ricordare il grande Sepulveda vogliamo riportare degli stralci della sua opera che tanto ci ha fatto sognare.
Come quando Fortunata voleva sentirsi gatto a tutti i costi, per sentirsi accettata, perché si vedeva diversa. Ma i gatti giustamente le dicono che lei era già stata accettata, ma accettata come gabbianella, non doveva sforzarsi ad essere un gatto.
«Ti vogliamo tutti bene, Fortunata. E ti vogliamo bene perché sei una gabbiana, una bella gabbiana. Non ti abbiamo contradetto quando ti abbiamo sentito stridere che eri un gatto, perché ci lusinga che tu voglia essere come noi, ma sei diversa e ci piace che tu sia diversa. Non abbiamo potuto aiutare tua madre, ma te sì. Ti abbiamo protetta fin da quando sei uscita dall’uovo. Ti abbiamo dato tutto il nostro affetto senza alcuna intenzione di fare di te un gatto. Ti vogliamo gabbiana. Sentiamo che anche tu ci vuoi bene, che siamo i tuoi amici, la tua famiglia, ed è bene tu sappia che con te abbiamo imparato qualcosa che ci riempie di orgoglio: abbiamo imparato ad apprezzare, a rispettare e ad amare un essere diverso. È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo. Sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino di gabbiana. Devi volare. Quando ci riuscirai, Fortunata, ti assicuro che sarai felice, e allora i tuoi sentimenti verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli, perché sarà l’affetto tra esseri completamente diversi.»

Quanto ci siamo emozionati quando in cima al campanile Zorba ha spinto Fortunata provare a volare la prima volta?
«Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali» miagolò Zorba. La gabbianella spiegò le ali. I riflettori la inondavano di luce e la pioggia le copriva di perle le piume. L’umano e il gatto la videro sollevare la testa con gli occhi chiusi. «La pioggia. L’acqua. Mi piace!» stridette. «Ora volerai» miagolò Zorba. «Ti voglio bene. Sei un gatto molto buono» stridette Fortunata avvicinandosi al bordo della balaustra- «Ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo» miagolò Zorba.

Sepulveda con il suo romanzo ci ha raccontato una storia di amicizia, di confronto con il diverso, ma soprattutto di vita e di speranza. Ecco perché lo abbiamo amato tanto.
«Sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante» miagolò Zorba. «Ah sì? E cosa ha capito?» chiese l’umano. «Che vola solo chi osa farlo» miagolò Zorba.
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