Un vero e proprio angelo custode, un’anima pia che si prende cura dei ricci. Si tratta del dottor Vacchetta che oggi è il responsabile del Centro recupero ricci «La Ninna», sezione Erinacei del Cras (Centro recupero animali selvatici) di Bernezzo, nel Cuneese. In realtà lui è un esperto in bovini, come lui stesso racconta al sito de La Stampa: «Due anni fa un collega mi chiese un favore: “Faresti il turno stanotte nel mio ambulatorio? Fra i ricoverati c’è un riccio, è stato investito da un’auto». Da quell’episodio ecco che scatta qualcosa, una molla che gli apre il mondo di questi piccoli e forse poco conosciuti animali.
«Quel piccolo riccio era in una scatola delle scarpe, aveva 3 giorni e pesava 25 grammi. Seguii le indicazioni datemi ma il mattino dopo il riccio era peggiorato. Decisi di portarlo a casa, lo misi al caldo e iniziai a cercare freneticamente informazioni su internet. È iniziata così la mia avventura. Con Ninna, alimentata da una compassione infinita». In oltre due anni Vacchetta ha curato oltre 150 ricci. La mortalità è stata meno del 10%. «Ora ho solo un microscopio e per lastre, ecografie devo rivolgermi agli studi dei colleghi.
Con i volontari che mi aiutano nella gestione del centro stiamo lavorando a realizzare un pronto soccorso e una sala degenza nella stalla che si affaccia sul cortile di casa. Abbiamo però bisogno che qualcuno ci dia una mano a concretizzare il progetto. Ogni riccio per me è una battaglia da vincere».
L’angelo dei ricci: «Così li curo nella mia casa»
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