Atrocità su atrocità. Solo con queste parole si può descrivere quello che sta accadendo in Sicilia in queste ore. Tutta la costa nord dell’isola è stata incendiata e pare che dietro ci sia la mano della mafia. Località meravigliose come Cefalù e Palermo, solo per citarne alcune, sono letteralmente in fiamme. Molta gente, tra cui anche dei bambini, sono rimasti intossicati a causa del fumo e in molte zone le persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Come purtroppo spesso accade, oltre agli esseri umani, a farne le spese sono sempre gli esseri più indifesi, e cioè gli animali.
Ma quello che sta accadendo in Sicilia in queste ore ha del disumano: pare che per appiccare gli incendi in larga scala, i piromani si servano dei gatti. Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato che «Cinquecento fuochi non si innescano per autocombustione. Aspettavano lo scirocco. I responsabili hanno usato tecniche efferate. Usano gli animali come piromani. Danno fuoco ai gatti che correndo incendiano tutti i cespugli che toccano».
Adesso si sta cercando di fare la conta dei danni, che sono ingenti. «La Sicilia ha circa 340 mila ettari di superficie forestale a questo punto a rischio piromani, un patrimonio inestimabile che rischia di essere ridotto in cenere da criminali che vivono appiccando fuoco», dice il presidente di Coldiretti Sicilia, Alessandro Chiarelli.
Sicilia: per appiccare gli incendi danno fuoco ai gatti
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